lunedì 20 settembre 2010

Campli, Città d’Arte e di Musei!!! di Fabrizio Di Sabatino

Da diversi anni questo slogan viene utilizzato per la propaganda turistica del nostro territorio; con ciò la mia non vuol essere una provocazione, ma pura e semplice constatazione che la città non riesce ad emergere minimamente nel settore per il quale è più vocata.

Scelte sbagliate, poca informazione, mancanza di fruibilità, viabilità, tante sono a mio avviso le cause che bloccano lo sviluppo turistico del territorio ed in particolare del centro storico con il suo enorme patrimonio artistico ed architettonico che rimane quasi del tutto sconosciuto. Come si promuovono le nostre bellezze se esse non sono fruibili???

L’esempio più eclatante è il museo di arte sacra. Sono oramai trascorsi oltre dieci anni dalla presunta sua apertura e tutt’oggi non vi sono ancora notizie precise riguardo la sua inaugurazione. Di certo si sa che le nostre opere d’arte, completamente restaurate, si trovano custodite tra i "ruderi" del castello cinquecentesco dell’Aquila e nei magazzini del museo archeologico di Celano, assieme ai reperti delle chiese distrutte del nostro capoluogo regionale.

Che dire poi sulla “famosissima solo per noi camplesi", Scala Santa, che purtroppo oramai da alcuni anni è ricaduta nel baratro del dimenticatoio generale, non vengono più celebrati neppure i momenti "forti" per l’ottenimento dell’Indulgenza Plenaria, come citato nel Breve Pontificio del ’700 e nella nuova Bolla Papale emessa dal compianto papa Giovanni Paolo II nel gennaio 2002. Sono soltanto ricordi assai lontani quelli di 16 anni fa, quando le enormi folle sopraggiungevano fino a tarda sera per poter salire in ginocchio i 28 gradini di legno per ottenere il perdono dei propri peccati. La colpa di tutto ciò non vuol essere assolutamente attribuita all’attuale parroco di Campli, che, nonostante la veneranda età, si prodiga ancora tantissimo per le ricchezze della nostra cittadina, ma una dovuta precisazione deve essere spesa nei confronti della curia teramana, che a questo punto ignora quasi l’esistenza di un così insigne santuario, unico sicuramente nel suo genere in tutta la nostra diocesi. Come non citare le nostre chiese oramai chiuse da quasi un anno e mezzo a causa del tremendo sisma del 6 aprile 2009 e l’assenza di un serio piano di recupero e di restauro: basti pensare all’importantissima chiesa duecentesca di San Francesco, di San Pietro in Campovalano, alla chiesa di San Paolo annessa alla Scala Santa ed alla chiesa della Madonna della Misericordia.

Anche la pulizia del centro storico purtroppo non aiuta a tal proposito. Infatti, le vie e le viuzze principali sono completamente imbrattate dallo sterco dei piccioni e dagli escrementi dei cani e dei gatti, la maestosa torre campanaria della cattedrale e completamente invasa dalle erbacee limitando la visione dei notevoli pregi architettonici e decorativi sul simbolo della "camplesità" per eccellenza. Si potrebbero poi citare ancora molti altri esempi: vedi il parco archeologico nella necropoli di Campovalano anch’esso ancora non ultimato e fruibile, ecc.

Molti sono ancora gli ostacoli da superare e tanta è la strada da percorrere per potersi definire "Città d’arte", vista anche la situazione ricettiva che è quasi del tutto assente nel territorio comunale, ma soprattutto è la comunità che deve crescere enormemente a tal proposito, superando tante fazioni individuali ed egoistiche che, anziché accrescere, fanno tanto male al territorio. Bisogna unire le forze coinvolgendo energie nuove, "giovani" capaci di poter risollevare le sorti della nostra insigne Città, in preda oramai da così lungo tempo, in una morte lenta ed inesorabile.

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